Seleziona una pagina

Novembre 5, 2020

La globalizzazione sarebbe particolarmente rischiosa per acqua, energia e risorse naturali. A sottolinearlo è uno studio condotto dall’Università di Cambridge e pubblicato su Science Direct, che ha evidenziato tutti i pericoli che corrono diversi Paesi europei esposti ad alti livelli di globalizzazione.

Risorse naturali a rischio: lo studio

Gli esperti sono partiti dal constatare per ogni Paese, per il consumo nazionale di beni e servizi, è soddisfatto dalla produzione interna e dal commercio internazionale. In questo modo, però, ogni nazione esercita una eccessiva pressione sulle proprie risorse naturali, con un conseguente sovrasfruttamento delle stesse. Alcune, secondo gli esperti, sono perciò altamente esposte a risorse idriche, energetiche e terrestri sovrasfruttate, insicure e degradate in modo diretto (tramite la produzione interna) e in modo indiretto (tramite le importazioni).

 Il concetto di fondo è che molte nazioni, al fine di soddisfare i propri livelli di consumo, impongono ulteriori richieste a risorse già sottoposte ad elevati livelli di stress. Considerando poi l’interconnessione odierna dell’economia mondiale, è inevitabile l’aumento della quantità di rischio nell’uso globale di risorse quali acqua, terra ed energia.

Leggi anche: Un futuro rinnovabile senza emissioni di carbonio: l’obiettivo di Google per il 2030

Il team di studiosi ha provato a quantificare questo rischio in 189 Paesi, dimostrando che i territori che dipendono di più dal commercio internazionale sono potenzialmente più esposti al pericolo non solo per l’insicurezza delle risorse, ma anche a causa dei cambiamenti climatici.

I rischi della globalizzazione 

Non a caso, quindi, le grandi potenze economiche mondiali quali Stati Uniti, Cina e Giappone sarebbero le più inclini a carenze di risorse naturali al di fuori dei propri confini, al contrario di alcuni Paesi africani che invece non sono collegati in rete nell’economia globale. 

“Abbiamo scoperto che il commercio è una fonte di rischio maggiore rispetto alla produzione nazionale. Questo tipo di analisi non è stato effettuato prima per un gran numero di Paesi. Quantificando le pressioni che il nostro consumo esercita sulle risorse idriche, energetiche e naturali negli angoli più remoti del mondo, possiamo anche determinare quanti pericoli si trovano di fronte a noi”,

ha detto Oliver Taherzadeh, capo autore dello studio.

Share This